Alma de Nogal : Los Chalchaleros

lunes, 29 de agosto de 2016

L’Italia vieta il glifosato ma il resto d’Europa è meno virtuoso. Marina Forti, giornalista. http://www.internazionale.it.

Un campo costruito dai manifestanti che protestano contro l’azienda Monsanto a Córdoba, in Argentina, il 13 febbraio 2016. - Toby Binder, Anzenberger/Contrasto
Un campo costruito dai manifestanti che protestano contro l’azienda Monsanto a Córdoba, in Argentina, il 13 febbraio 2016. 
  • 23AGO 201610.25

L’Italia vieta il glifosato ma il resto d’Europa è meno virtuoso

C’è un nuovo atto nell’annosa storia del glifosato, un erbicida tra i più diffusi nel mondo ma già da tempo indicato come probabile cancerogeno. Questo 22 agosto in Italia infatti è entrato in vigore un decreto del ministero della salute che ne limita l’uso e il commercio. È ormai vietato usare glifosato in luoghi pubblici come “parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie”. È vietato anche impiegarlo in agricoltura nel periodo che precede il raccolto e la trebbiatura (cioè quando finisce per restare quasi tutto su ciò che mangeremo). Il decreto inoltre revoca le nuove autorizzazioni a mettere in vendita prodotti fitosanitari che lo contengono.
L’Italia così è la prima in Europa a riprendere una raccomandazione della Commissione europea. La vicenda del glifosato però è complicata. La Commissione ha deciso alla fine di giugno di prorogare di altri 18 mesi l’autorizzazione all’uso del glifosato, anche se nello stesso tempo ha chiesto agli stati membri di limitarne l’uso nei luoghi pubblici. La decisione è arrivata dopo mesi di riunioni inconcludenti, in cui i 28 paesi dell’Unione europea non sono riusciti a prendere una decisione chiara – o forse hanno “deciso di non decidere”, secondo alcuni commenti.
Di proroga in proroga
In effetti l’autorizzazione europea per il glifosato era scaduta già nel 2012. La Commissione europea aveva chiesto di rinnovarla per 15 anni, ma non aveva avuto il consenso dei 28. Così da quattro anni si procede di proroga in proroga: quella appena approvata è la terza e permetterà di arrivare alla fine del 2017, cioè quando si attende che l’Echa (Agenzia europea per la chimica) completi il suo studio sull’impatto del glifosato sulla salute umana e sull’ambiente.
I dubbi sul glifosato però sono già numerosi e autorevoli. Nel marzo 2015 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Airc), istituzione scientifica dell’Organizzazione mondiale della sanità considerata la massima autorità in materia di tumori, aveva dichiarato il glifosato “potenzialmente carcinogeno” per gli umani.
Dire glifosato significa dire Monsanto, che dagli anni settanta lo vende come RoundUp
La cosa aveva fatto scalpore: da un lato perché questa sostanza è presente in più di 750 prodotti per l’agricoltura e il giardinaggio domestico (il commercio mondiale di erbicidi a base di glifosato ammontava a circa sei miliardi di dollari nel 2015; anche se l’Unione europea rappresenta solo il 15 per cento del totale, resta un mercato considerevole). Ma soprattutto perché dire glifosato significa dire Monsanto, il colosso mondiale della chimica e agrochimica che negli anni settanta lo ha brevettato e messo in commercio con il nome RoundUp e continua a dominare il mercato.
La storia del glifosato, e dell’azienda che ha legato la sua fortuna a questa sostanza, ha qualcosa di sconcertante. Si tratta di una molecola sintetizzata negli anni cinquanta in Svizzera: il nome proprio è N-(fosfonometil)glicina, o C3H8NO5P. La nuova sostanza, però, ebbe fortuna solo quando il brevetto svizzero fu acquistato da un’azienda chimica statunitense.
La Monsanto, fondata nel 1901 a East St. Louis (in Illinois), si era già affermata con almeno due colpi di grande successo. Il primo risale al 1929 quando ha lanciato un nuovo tipo di composto, i policlorobifenili (Pcb), usati come liquidi refrigeranti nei trasformatori, poi come lubrificanti, liquidi idraulici, rivestimenti stagni (già negli anni trenta erano emerse prove della tossicità dei Pcb, provata poi tra gli anni sessanta e settanta: sono cancerogeni, responsabili di diversi disordini immunitari e dell’apparato riproduttivo, e sono anche molto persistenti, tanto che in molti siti industriali anche in Italia la contaminazione è ancora presente).
La creatrice dell’agente arancio
Il secondo successo di Monsanto è stato l’erbicida conosciuto come 2,4,5-T, sigla che allude ai numeri di atomi di cloro del composto. Fabbricato dagli anni quaranta, era così efficace che durante la guerra in Vietnam l’esercito degli Stati Uniti lo usò per defoliare le foreste tropicali in cui si nascondevano i combattenti vietcong. Insomma: era il famigerato “agente arancio” (agent Orange), che ha distrutto per decenni la vegetazione in Vietnam e ha lasciato una scia di malformazioni e tumori sia tra i vietnamiti sia tra i veterani dell’esercito statunitense. Il suo uso fu sospeso nel 1971, quando cominciarono a essere noti gli effetti di un sottoprodotto che si crea bruciando composti a base di cloro: le diossine. La tossicità della diossina è ormai provata senza dubbio; è cancerogena, provoca danni immunitari e all’apparato riproduttivo.
Ma il vero grande affare dell’azienda di East St. Louis è proprio il glifosato. Messo in commercio nel 1974, il RoundUp Monsanto è diventato in breve l’erbicida più usato negli Stati Uniti e poi nel mondo. Anche in questo caso c’è un corollario militare: per tutti gli anni novanta e nel primo decennio del ventunesimo secolo l’esercito degli Stati Uniti lo ha irrorato su milioni di ettari di piantagioni di coca in Colombia, per “eradicare” la produzione di cocaina.
Altri producono il glifosato, però Monsanto offre il ‘pacchetto’ completo con i semi resistenti all’erbicida
A consolidare il successo ha poi contribuito l’ingegneria genetica. Negli anni ottanta infatti Monsanto ha cominciato a investire in modo massiccio in biotecnologie applicate all’agricoltura, e il suo primo exploit sono state alcune specie resistenti al glifosato: così si può usare l’erbicida senza uccidere anche la pianta utile. Soia, mais e colza “roundup ready” sono sul mercato dal 1996-97. Questo ha permesso a Monsanto di mantenere una posizione dominante nel mercato anche quando nel 2001 il brevetto sul RoundUp è scaduto. Ormai molte altre aziende fabbricano erbicidi con glifosato. La multinazionale statunitense però ha il vantaggio commerciale di vendere il “pacchetto” completo, sementi più erbicida.
Già da tempo circolano studi su possibili disordini provocati dal glifosato (e però ancora nel 2013 negli Stati Uniti l’ente federale per l’ambiente, Environmental protection agency, ha approvato la richiesta della Monsanto di alzare le soglie legalmente tollerabili di residui di glifosato nel cibo).
Nessun principio di precauzione
Lo studio più completo tuttavia è quello dell’Airc, che nella primavera 2015 ha riunito un comitato di esperti di 11 paesi per analizzare la documentazione scientifica disponibile su cinque insetticidi ed erbicidi organofosfati e valutarne la cancerogenicità. Sulla base di questa analisi, due di queste sostanze sono definite “forse cancerogene” (classe 2B) e altre tre “probabilmente cancerogene”, classe 2A: il glifosato è tra queste. La Airc ha esaminato studi sui lavoratori agricoli esposti al glifosato negli Stati Uniti, in Canada e in Svezia, che mostrano un “aumentato rischio di linfoma non-Hodgkin”, un tumore del sistema linfatico. Altri studi hanno mostrato danni al dna e ai cromosomi nei mammiferi. Lo studio è online sulla rivistaThe Lancet Oncology.
L’industria chimica ha respinto le conclusioni dell’Airc sul glifosato, e questo non stupisce. Lo studio dell’Agenzia sul cancro però è contestato anche da altre voci. Una è l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che ha risposto nel novembre 2015 con un documento in cui definisce “improbabile” che il glifosato diventi una minaccia per gli umani attraverso il consumo alimentare: ovvero, le tracce dell’erbicida nel cibo non sarebbero un problema. A sua volta lo studio della Efsa è stato criticato come “scarsamente indipendente”, perché basato in parte su studi riservati commissionati dagli stessi produttori di glifosato. La Fao e l’Organizzazione mondiale della sanità in seguito hanno espresso dubbi sulle conclusioni dell’Airc.
Così torniamo all’Unione europea. Togliere l’erbicida dai luoghi pubblici e limitarne la vendita in fondo è solo un primo passo. In attesa di conclusioni accettate almeno da tutti i partner europei, il glifosato resta in circolazione: diciamo che in questo caso non è valso il “principio di precauzione”.

Dura crítica fotográfica sobre el uso de agroquímicos en los campos argentinos. Es realizada por el fotógrafo porteño Pablo Piovano de Página 12. LA RAZON

EN EL POMPEO BOGGIO

Dura crítica fotográfica sobre el uso de agroquímicos en los campos argentinos

Es realizada por el fotógrafo porteño Pablo Piovano de Página 12 quién estuvo el sábado en Chivilcoy.


Dura crítica fotográfica sobre el uso de agroquímicos en los campos argentinos
El pasado sábado fue inaugurada la muestra plástica "Silencios de luz” de Laura Delgado y la muestra fotográfica "El costo humano de los agrotóxicos” de Pablo Piovano en el Museo Pompeo Boggio, encuentro generado por la Secretaría de Cultura y Educación de la Municipalidad de Chivilcoy.
Las obras de Laura Delgado se exhiben en los tres salones que componen el museo de arte, mientras que las fotografías del porteño Piovano se encuentran en el salón perteneciente a Fotogalería 22 y se mantendrán vigentes durante la próxima semana, obras dignas de ver, en especial por quienes utilizan glofisato y fumigan los campos de nuestro partido, sin medir las consecuencias futuras en el suelo, en las aguas y en sus propios hijos.
Enrique Balbo Falivene, curador del museo, presentó con un estilo coloquial y muy didáctico a ambos artistas expresando que "la misma circunstancia, son dos elementos que contribuyen a que seamos mejores”.
Por su parte, Daniel Muchiut hizo un breve repaso de la trayectoria de Piovano, fotógrafo del diario Página 12, cuyo trabajo fue realizado en las provincias del litoral y el norte de la Argentina, con una mirada muy crítica al uso de los agroquímicos y el costo humano que ello implica, "contando con la complicidad de los grandes medios nacionales que no cuentan lo que está sucediendo” dijo el chivilcoyano al presentar al expositor que tuvo la gentileza de viajar hasta Chivilcoy para estar presente.
Fotos críticas con actualidad
La exposición de Pablo Piovano es muy cruda, pero real, un auténtico trabajo de reportero gráfico, con aquello de que "una imagen dice más que mil palabras”, en este caso sobre el daño que realiza en los seres vivos el glifosato y los transgénicos.
LA RAZON habló con el fotógrafo de su exposición, inaugurada en marzo de este año y que ya ha transitado por salas internacionales, pero no cuenta con difusión en nuestro país, debido a los intereses económicos de las grandes multinacionales, expresó que "Es algo de mucha actualidad, es un trabajo en proceso, que no está terminado.
Es una investigación que vengo realizando en los dos últimos años, en mis vacaciones del diario, en mi auto, con mi dinero, soy porteño, pero esto afecta a todos, veo que se está cometiendo un crimen de lesa naturaleza, es una atrocidad lo que se está haciendo con la tierra.
Durante 10 mil años nos alimentamos de una manera, y en los últimos 30 años de otra, con semillas que se hacen en un laboratorio, algo ha cambiado de forma muy rotunda y nada más ni nada menos lo encontramos en nuestra mesa cotidiana”.
Acá hay que separar al trabajador del campo, al propietario, a los pooles de siembra y a quienes instruyen a los hombres del campo, los ingenieros agrónomos que tienen una escuela deplorable, dejando al país al borde la tragedia, con una riqueza de corto aliento, pero sin estudios serios haciendo peligrar la continuidad de nuestras aguas, la continuidad de nuestras tierras, la continuidad de las próximas generaciones. Y las primeras víctimas son los propios hombres del campo, los que están primero relación con los agroquímicos, quizás no se dan cuenta de ello, pero es así”, puntualizó.
Escrito por Marcelo Lopardo

La Comunidad prohíbe el uso de glifosato en las carreteras de su competencia. http://www.madridiario.es/

Desdoblamiento de la carretera M-501 o carretera de los pantanos.
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Desdoblamiento de la carretera M-501 o carretera de los pantanos. (Foto: Diego Sánchez)

La Comunidad prohíbe el uso de glifosato en las carreteras de su competencia

 
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La Dirección General de Carreteras de la Comunidad de Madrid ha dado orden de no utilizar más herbicida con glifosato en las vías de su competencia. Este hecho viene motivado por la alarma social y las denuncias de colectivos ecologistas ocasionadas tras la intensa campaña de fumigaciones realizada por la Administración regional. Los colectivos ecologistas ARBA, El Soto, Ecologistas en Acción, GRAMA, Jarama Vivo y Sierra Oeste-Desarrollo S.O.S.tenible muestran su satisfacción por la noticia, aunque solicitan la eliminación total de otros fitosanitarios en los tratamientos en vías y espacios públicos.
En un escrito firmado por el director general de Carreteras e Infraestructuras, José Trigueros, se informaba a estos colectivos que, con fecha de 24 de mayo de 2016, se daba orden a todas las empresas responsables de la conservación de las carreteras madrileñas “de no aplicar ya ningún herbicida que contenga glifosato en su composición”, según informa Ecologistas en Acción en un comunicado. El glifosato es un producto clasificado como probable cancerígeno por la Organización Mundial de la Salud. La Unión Europea acaba de autorizar su uso durante 2017, mientras estudia la posibilidad de prohibirlo. 

La decisión de Carreteras de la Comunidad de Madrid viene precedida de las continuas denuncias públicas de colectivos ecologistas y ciudadanos realizadas durante la pasada primavera, ante la inusual e intensa campaña de fumigaciones de cunetas en las vías madrileñas. Estas fumigaciones fueron efectuadas coincidiendo con el mes de abril más lluvioso de los últimos años, lo que agravó las posibilidades de contaminación de acuíferos y masas de agua, según los colectivos ecologistas. En muchos casos se fumigaron tramos urbanos, en municipios que habían rechazo el uso de este herbicida, sin previo aviso ni señalización, a pocos metros de viviendas, centros escolares y comerciales, dañando asimismo zonas verdes, con el riesgo que esto conlleva para la salud de las personas. En otros casos se afectó a pastizales y cultivos colindantes, así como a espacios protegidos. 

Aunque es una noticia muy positiva, los colectivos ecologistas recuerdan que el glifosato no es el único herbicida utilizado en estos tratamientos y que existen otros productos fitosanitarios de síntesis con efectos igual de nocivos para el medio ambiente y la salud de las personas. Hay que recordar que la normativa que regula el uso de estos productos (Real Decreto 1311/2012 de Uso Sostenible de Productos Fitosanitarios) insta a usar herbicidas en carreteras solo “en aquellos casos o tramos en que no sea viable la utilización de medios mecánicos u otros alternativos”, con el condicionante añadido de que sea “siempre en épocas en que sea menos probable que se produzcan lluvias”.

Los colectivos ARBA, El Soto, Ecologistas en Acción, GRAMA, Jarama Vivo y Sierra Oeste-Desarrollo S.O.S.tenible recuerdan la responsabilidad de las autoridades madrileñas cumplir la normativa aplicable. Por ello, plantean la necesidad de un cambio en el modelo de gestión de las cunetas, basado en medios mecánicos y uso de prácticas sostenibles de efectividad contrastadas y disponibles en el mercado, que por otro lado generarían menores efectos negativos en el medio ambiente y la salud de las personas y generarían nuevos puestos de trabajo.

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Este tipo de producto había sido empleado para el control de las malas hierbas
DELEGACIÓN EL PUERTO | ACTUALIZADO 11.08.2016 - 01:00
Utilizar otros procedimientos y productos menos lesivos para el control de malas hierbas en parques y otras zonas de la ciudad es el objetivo que ha trasladado el teniente de alcalde delegado de Medio Ambiente y Desarrollo Sostenible, Antonio Chacón, al personal técnico del área, "con la intención de dejar de utilizar el polémico glifosato en estas labores dado el posible riesgo que puede suponer para la seguridad y la salud de las personas", según ha informado el responsable municipal. 

Cabe aclarar de partida que el uso de este herbicida está contemplado por la Agencia Europea de Seguridad Alimentaria. El pasado mes de noviembre de 2015, tras un informe emitido por el Centro de Internacional de Investigaciones sobre el Cáncer de la OMS que alertaba del potencial cancerígeno de este producto, la Agencia Europea determinó poco probable que los productos fitosanitarios que contiene el glifosato fueran peligrosos o cancerígenos. 

No obstante, y en aras de preservar la seguridad y la salud de la ciudadanía, el área de Medio Ambiente y Desarrollo Sostenible del Ayuntamiento de El Puerto dejará de utilizar de forma progresiva este producto. Según comenta Antonio Chacón, "teniendo en cuenta los informes de la OMS y priorizando ante todo la salud de la ciudadanía y el equipo humano que realiza estas labores, entendemos que debemos seguir el principio de prevención hasta que no se aclare el debate científico sobre el uso del glifosato". 


Antonio Chacón ha adelantado que, desde el pasado Consejo Municipal de Medio Ambiente "estamos trabajando buscando alternativas para acabar con las malas hierbas utilizando otros productos menos lesivos o ecológicos que no afecten a nuestra salud".


jueves, 25 de agosto de 2016

RSOE EDIS: BANGLADESH EXPLOTA FABRICA DE FERTILIZANTES - 250 HERIDOS

HAZMAT in Bangladesh on August 23 2016 08:53 AM (UTC).


Common Alerting Protocol information

CategoryInfraUtility, telecommunication, other non-transport infrastructure
CertaintyObservedDetermined to have occurred or to be ongoing
ScopePublicFor general dissemination to unrestricted audiences
SeveritySevereSignificant threat to life or property
UrgencyPastResponsive action is no longer required

Base data

EDIS NumberHZ-20160823-54687-BGD
Event typeHAZMAT
Date/TimeAugust 23 2016 08:53 AM (UTC)
Last updateAugust 24 2016 12:04 PM (UTC)
Cause of eventdi-ammonia phosphate (DAP) leak
Damage levelGreat Damage level

Geographic information

ContinentAsia
CountryBangladesh
County / StateChittagong Division
AreaUndefinied chemical fertiliser factory
SettlementChittagong
Coordinate22° 20.852,91° 48.740



Number of affected people / Humanities loss

Dead person(s)0
Injured person(s)250
Missing person(s)0
Evacuated person(s)0
Affected person(s)0
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